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Persona sbagliata?

Gli amori difficili sono caratterizzati da una grande intensità emotiva che manca di solito nelle relazioni più normali.
Per questa ragione, anche se il rapporto procura più sofferenza che gioia, chi ne è coinvolto non riesce ( e spesso non vuole) rinunciare a quello che considera un grande amore.
Come capire allora se le difficoltà che si sta vivendo con il proprio partner fanno parte delle inevitabili  problematiche di coppia (che non risparmiano neppure le coppie più affiatate)oppure sono il segnale che stiamo vivendo un rapporto dannoso per il nostro benessere psicologico?
La risposta è che gli amori patologici hanno delle caratteristiche ben precise che li differenziano dagli amori più “sani”.
Le caratteristiche dei rapporti patologici

Il rapporto fa soffrire
La sofferenza che si prova nella relazione è il primo indice che qualcosa non va come dovrebbe andare
Nessun rapporto è esente da momenti di crisi, incomprensioni e conflitti ma l’ amore quello sano ha una funzione riparativa e terapeutica: chi vive un rapporto di coppia appagante si sente più sereno e sicuro di sè, ha più energia, lavora meglio.
Al contrario un rapporto patologico influisce pesantemente sul benessere psicologico e sull’autostima: chi vive un amore malato sta male,  diventa insicuro e depresso e spesso si concentra ossessivamente sul rapporto a scapito del lavoro e della vita quotidiana.
Ma sebbene il rapporto provochi un elevato grado di sofferenza e di umiliazioni , chi ne è coinvolto non riesce a porre fine alla relazione.

Più mi umili, più ti amo
La caratteristica peculiare degli amori patologici è che il maltrattamento fisico e psicologico del partner   (anche la freddezza può essere una forma molto sottile di maltrattamento) sembra far innamorare di più l’altro partner.Anzi, più il partner che ” ama di meno”si dimostra distaccato e insensibile, più l’ altro sembra coinvolgersi sentimentalmente e aggrapparsi alla relazione.
I rapporti patologici hanno una componente ossessiva: anche se il partner fa soffrire,  lo si vuole ad ogni costo.

Si vive sperando che lui/ lei cambi
Un altra caratteristica del rapporto patologico è che è un rapporto vissuto più nella fantasia che nella realtà.
In altre parole, la relazione non è valutata per quello che dà effettivamente ma per quello che potrebbe dare se si verificassero certe condizioni ( per esempio se lui lasciasse la moglie, superasse la fobia dell’impegno, ecc).
I momenti felici sono pochi, si vive nell’attesa che qualcosa succeda e che il partner cambi: spesso chi è coinvolto in una relazione patologica è più attratto dal potenziale del partner che della persona reale che ha davanti.
Raramente il partner viene visto per quello che è, a volte viene messo su un piedestallo e idealizzato, più spesso si sta con lui/lei  sperando di cambiarlo grazie all’ amore incondizionato.

Rapporti di amore/ odio
Un’altra componente dei rapporti patologici è l’ambivalenza affettiva.
L’ambivalenza ( ovvero la coesistenza di sentimenti positivi e negativi verso la stessa persona) è una caratteristica di tutte le relazioni umane ma negli amori malati l’ambivalenza è particolarmente accentuata.
Con il partner si crea spesso una complicata relazione d’amore e odio,, attrazione e repulsione, che rende ancora più difficile valutare con serenità il rapporto e prendere delle decisioni.
E’  comune dipendere affettivamente dal partner e allo stesso tempo non avere un opinione positiva di lui, non stimarlo, non fidarsi di lui.

Le dinamiche di coppia sono rigide
Un’altra caratteristica dei rapporti patologici è la rigidità dei ruoli e delle dinamiche di coppia.
Nei rapporti” sani” i partner rivestono diversi ruoli a seconda della situazione:   amici, complici, amanti e capaci di prendersi cura dell’altro nei momenti di crisi e di difficoltà.
Nei rapporti felici i componenti della coppia sanno scambiarsi i ruoli : entrambi danno e prendono a seconda delle circostanze.
Nelle relazioni patologiche ,invece, i ruoli sono pochi e rigidamente stabiliti: per esempio, la coppia è bloccata in una dinamica genitore/ figlio: la moglie fa la bambina, il marito ricopre un ruolo genitoriale e nel matrimonio manca la sessualità.
Oppure se ci sono figli, i coniugi si relazionano tra loro solo come una  mamma e un  papà e non come una coppia di persone che si amano.
Ma soprattutto, l’incapacità di scambiarsi i ruoli è indice di una grave difficoltà nella coppia :  per esempio, lui evita l’intimità e si comporta in modo sfuggente e  lei insegue e chiede vicinanza e impegno.
Oppure uno dei due  che impone le regole e l’ altro che subisce, uno che dà e l’ altro che prende, uno che tradisce e l’ altro che, pur soffrendo, accetta i tradimenti.

Si litiga sempre per le stesse cose
L’amore è creativo :nei rapporti sani le persone riescono a mediare tra le esigenze reciproche, a trovare delle soluzioni ai conflitti ( o a tollerare il disaccordo)  mentre nei rapporti patologici avviene l’esatto contrario.
Si litiga sempre per le stesse cose: nel rapporto manca la comunicazione, l’ ascolto e la comprensione reciproca che faciliterebbero la soluzione dei conflitti.
Nella coppia si verificano sempre le stesse dinamiche disfunzionali :per esempio, la moglie  chiede più intimità e  il marito, sentendosi soffocare, scappa.
Ma più lui è sfuggente, più lei si sente abbandonata e chiede rassicurazioni, più lei chiede rassicurazioni, più lui si sente oppresso e scappa e cosi via.. in un circolo vizioso da cui diventa  veramente difficile uscire.

Il rapporto non cresce.

I rapporti sani comportano una crescita sia individuale che del rapporto che permette ai partner di creare un legame sempre più profondo.
I rapporti patologici, invece, stagnano oppure involvono.
Dopo tanti anni, il rapporto malato non cresce ma rimane bloccato nello stesso punto ( per esempio non si riesce a decidere di stare insieme seriamente ) oppure il rapporto si logora lentamente fino a morire di morte naturale.

Come riconoscere l’incompatibilità di coppia
Molte persone, coinvolte in un amore che li fa soffrire, fanno tutto il possibile per migliorare il rapporto senza riuscirci: l’impegno e la volontà non sortiscono nessun effetto e l’amato/a continua a comportarsi sempre nello stesso modo.
Anzi, nega che ci sia un problema di relazione, rifiuta di prendersi la sua responsabilità per le difficoltà di coppia e non è disposto a fare nulla per salvare il rapporto.
Questa dinamica è molto comune nelle coppie in cui uno dei due  partner ha gravi difficoltà relazionali e di intimità ( se non una patologia vera e propria).
I rapporti appaganti richiedono che entrambi i partner abbiano raggiunto un certo grado di equilibrio e di maturità psicologica.
La capacità di amare è subordinata all’acquisizione di una sufficiente maturità psicologica.
In sintesi, se  uno dei due partner ha dei problemi psicologici e relazionali, il rapporto non potrà che diventare difficile e problematico.
Non si può avere una relazione serena ed equilibrata con una persona che non è in grado di amare e di stabilire delle relazioni positive  con gli altri.
Poche persone sanno che la capacità di amare è uno dei requisiti che gli psicologi utilizzano per valutare il grado di salute psicologica e che esistono delle patologie ( come il narcisismo) in cui  la capacità di stabilire delle relazioni affettive gratificanti   è gravemente compromessa.
Non sempre il partner di una persona problematica, è altrettanto problematico: spesso le persone coinvolte in un amore che fa soffrire hanno avuto in precedenza relazioni ” normali”, ma la relazione in cui sono coinvolte sembra avere il potere di attivare delle loro problematiche irrisolte rimaste latenti fino a quel momento.
Altre volte è l’interazione tra i componenti della coppia che tira fuori il peggio in entrambi: entrambi “funzionano” peggio insieme di quanto non farebbero separatamente.
Succede così quando si incontrano due persone con due nevrosi opposte e complementari ( es: sadico e masochista).
In questo caso il rapporto rischia di essere indissolubile in quanto gli aspetti disfunzionali dell’uno alimentano gli aspetti disfunzionali dell’ altro.

Tre passi per liberarsi da un amore che fa soffrire

1) Capire che è una relazione malata
Il primo passo (che non è per nulla semplice) è ammettere con se stessi che in quel rapporto si sta male.
Spesso la persona coinvolta in una  relazione distruttiva attiva dei meccanismi di difesa per soffrire meno, quindi tende a minimizzare o a giustificare le mancanze di rispetto del partner ( lui mi tradisce ma in fondo so che mi ama, sparisce per giorni ma so che ritorna, ecc).
E’ importante è iniziare a guardare la situazione in n modo obiettivo e in questo può aiutare il confrontarsi con coppie che hanno dei modelli di relazione più appaganti.
2) Rinunciare all’illusione di cambiare l’ altro/a
Il secondo passo è quello di rinunciare all’illusione di cambiare l’altro/a.
L’illusione di poter cambiare l’ altro nasce dalla convinzione inconscia di poter avere un controllo sul comportamento del partner ( per  cui se lui non mi ama è perchè riesco a farlo innamorare, se lui mi tradisce è perchè non sono abbastanza femminile, e via dicendo).
Pertanto, bisogna prendere consapevolezza che il modo in cui il partner ci tratta non dipende da quello che noi siamo, ma da dipende da quello che lui/ lei  è.
Il problema non è che il partner non ci ama ma non ci ama perchè non è in grado di amare.
Quando si comprende che il comportamento del partner dipende da problematiche sue sulle quali non possiamo avere nessun controllo, diventa più facile disinvestire in una relazione che provoca solo sofferenza.
.3) Ricostruire l’autostima
Il terzo punto per liberarsi da un amore patologico è cominciare a ricostruire la propria autostima, cercando altre aree di soddisfazione oltre al rapporto.
Bisogna lavorare per ridurre gradualmente la propria dipendenza dal partner da tutti i punti di vista: economico,materiale, affettivo, investendo sulla propria crescita personale e coltivando amicizie, interessi, il lavoro e la spiritualità.Se non si riesce ad uscire da soli un amore patologico, bisogna farsi aiutare.In questi casi può essere indicata una terapia psicologica che aiuti a comprendere quei meccanismi psicologici che ci tengono legati a una situazione distruttiva.

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